Selvole, nel cuore del Chianti Classico
Un luogo con una storia ricca e antica dove l’azienda Selvole guarda al futuro.
Un luogo con una storia ricca e antica dove l’azienda Selvole guarda al futuro.
I numeri parlano da soli e nel caso del Monferrato, dimostrano come, nonostante il 2020 abbia portato a un forte calo del settore, alcune realtà abbiano saputo mantenersi in salute.
Lo chiamano “l’altro Champagne”, per via della sua forte personalità e della marcata diversità rispetto agli Champagne della Vallée de la Marne, della Côte des Blancs e della Montagne de Reims, ossia delle zone ove si producono le etichette più blasonate e dove hanno sede le più grandi Maison.
L’Oltrepò Pavese è un territorio caratterizzato da un eclettismo che affonda le sue radici in una varietà di suoli, climi, pendenze, altitudini ed esposizioni che consentono a ogni uva di trovare il contesto più adatto per dare il meglio di sé.
Quattro bollicine, molto diverse tra loro ma legate da un triplo filo conduttore. Prima di tutto, un confronto di terroir: Sicilia, Marche, Veneto e Piemonte. In secondo luogo, un confronto di uve: tre autoctoni (Glera, Grillo, Verdicchio) e un classico assemblaggio da spuma (Pinot Nero e Chardonnay). Infine, un confronto di metodi di spumantizzazione: Martinotti-Charmat da un lato, Metodo Classico (Champenois) dall’altro.
Questa è la storia di tre amici romani, Giacomo, Roberto e Marco, che dieci anni fa partirono per un viaggio in Argentina, per percorrere la mitica Ruta 40, la strada che attraversa il paese da sud a nord, per cinquemila chilometri, parallela alla Cordigliera delle Ande.
Il Castello di Cigognola, azienda dell’Oltrepò Pavese amministrata da Gabriele Moratti – figlio di Letizia e Gianmarco – e Gian Matteo Baldi, è stata fra le prime a credere all’agronomo friulano Giovanni Bigot quando dice che “un grande vino si fa in vigna” e, lo dimostra con un metodo di valutazione scientifico e innovativo che, prendendo in considerazione i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino – produzione, chioma, rapporto tra foglie e produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto – arriva alla produzione con un prodotto perfetto.
Dici Franciacorta e pensi alle bollicine. Ma non a bollicine qualunque: nel fazzoletto di terreno collinare che si trova tra il lago d’Iseo e la pianura padana, infatti, si producono bollicine tra le più nobili che si possano produrre in Italia, frutto di un legame profondo tra i produttori e il loro territorio.
In alcune delle aree viticole italiane più pregiate, che sono anche fra le più conosciute in tutto il mondo, vigneti estesi per decine di ettari di proprietà di una singola persona o singola azienda, c’è n’è veramente pochi. Così, quando scopri che attorno a Barolo, c’è chi è proprietario, ed anche coltivatore, di oltre 70 ettari di vigna riservati a Nebbiolo da Barolo, beh, quasi non ci credi.
Consorzio Alta Langa ha tenuto una grande degustazione di tutte le cuvée dei suoi soci per un pubblico di pochi eletti. Noi ci siamo stati e vi raccontiamo cosa abbiamo assaggiato e tutte le novità.