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Europa Contro il Vino

L’UE vuole ridurre l’incidenza del cancro sulla popolazione europea attraverso la riduzione dei consumi di alcool.

Il Parlamento Europeo punta il dito contro il consumo di vino, sollevando un ginepraio e le proteste del settore. La recente approvazione della Commissione BECA (Beating Cancer) del Parlamento Europeo del piano di lotta al cancro, che dovrà esser votata dall’Assemblea nelle prossime settimane, mette sotto accusa il vino, sollevando la protesta di produttori e associazioni. 

Vi si dice parlando di prevenzione del cancro, che “non esiste un livello sicuro di consumo di alcool”, accompagnando tale affermazione, con la richiesta di introdurre etichette di avvertenza sanitaria, divieto di pubblicità e sponsorizzazione, aumento delle tasse sui prodotti alcolici. Suggerimenti, perché di questo per il momento si tratta, che chiedono tuttavia al parlamento europeo di varare un piano con diverse iniziative legislative a partire dal 2022. Un vero sgambetto alla produzione vitivinicola che mette a rischio il futuro del vino europeo.

L’obiettivo a prima vista può sembrare nobile: ridurre l’incidenza del cancro sulla popolazione europea anche attraverso la riduzione dei consumi di alcool. L’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità punta alla riduzione del 20% del consumo di alcool entro il 2030. All’interno di tale cornice, vanno tuttavia operati dei distinguo. Il consumo responsabile di bevande a basso contenuto alcolico come il vino non è dannoso, un bicchiere di vino a pasto è considerato salutare da tutti i nutrizionisti. E comunque si consumi di bevande alcoliche stanno diminuendo. In Italia, ad esempio, il consumo di vino pro-capite si è ridotto del 50% negli ultimi 35 anni. Si beve meno, ma si beve molto meglio. E l’Italia, va ricordato, è seconda solo al Giappone come longevità nella vita dei suoi abitanti.

Il problema è che una campagna del genere, se gestita male, avrà ripercussioni negative, soprattutto economiche, a lungo termine. Già si pensa di mettere in etichetta delle indicazioni sul consumo di alcool, come si è fatto per le sigarette. Questa corrente di pensiero dimentica che in Italia ed in Europa il vino è cultura, da noi è parte integrante della “dieta mediterranea” che la stessa Comunità Europea giudica altamente salutare, in grado di svolgere un ruolo protettivo nella prevenzione primaria e secondaria delle principali malattie, è parte della storia, prodotto nella fascia mediterranea da 3000 anni, prima dell’avvento dei romani. Il comparto vino rappresenta una parte fondamentale della filiera del Made in Italy, traina il commercio estero, e le esportazioni agroalimentari e dà lavoro ad oltre un milione di addetti in Italia, oltre tre milioni in Europa. Insomma sarebbe un attacco diretto all’Italia, ed in genere ai paesi mediterranei, Italia, Francia , Spagna, Grecia e Portogallo, che su questo prodotto hanno creato un successo commerciale e di immagine.

È necessario far chiarezza e distinguere fra un uso salutare di un bicchiere di vino a pasto ed un uso dannoso di bevande alcoliche. Serve, indubbiamente una maggiore educazione, nei paesi a cultura anglosassone il vino non è considerato un complemento del pasto, come invece in quelli mediterranei, e quindi il suo consumo è potenzialmente meno gestibile e più dannoso. Tutte le associazioni di categoria si sono schierate dietro questa tesi: la Federvini, che chiede che non si demonizzi un prodotto parte integrante della cultura e tradizione del nostro paese, l’Unione Italiana Vini, che sottolinea come i paesi europei con il maggior consumo pro-capite di vino, siano contemporaneamente in coda alle statiche dell’alcolismo endemico, la Coldiretti, secondo cui la relazione spinge ad introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per i pacchetti di sigarette. Se il documento dovesse essere confermato senza sostanziali modifiche anche nella sessione plenaria prevista fra un paio di mesi, l’indirizzo politico dato dal Parlamento si rivelerebbe disastroso per la competitività del vino europeo. Rimane il paradosso: la Comunità Europea sovvenziona abbastanza generosamente l’agricoltura e la produzione vitivinicola, le nuove regole ne proibirebbero la promozione, come la mettiamo?

Secondo l’Unione Italiana Vini, questo è solo l’ultimo di una serie di tentativi che provano ad introdurre misure penalizzanti e discriminatorie nei confronti dei nostri prodotti, dal Nutriscore, l’indice calorico in etichetta, l’etichetta semaforo evitata per un pelo, allo zucchero, dalle carni rosse ai formaggi, al vino, un intero modello di consumo e stile di vita italiano è messo sotto attacco. Per ultimo la proposta di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcool con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione d’origine. Un inganno legalizzato per i consumatori che si ritroverebbero a pagare un prodotto snaturato e compromesso da trattamenti invasivi. E Bruxelles ha anche dato il via libera al vino senza uva, ottenuto dalla fermentazione di frutta lamponi e ribes. Insomma qualcosa di diverso, che non è vino, e che come ricorda una vecchia canzone in romanesco “C’hai messo l’acqua, nun te pagamo”.

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