In fondo a quel ramo del Lago di Como che volge a Mezzogiorno (ossia a Lecco), là dove meno ce lo si possa aspettare, si trova un ristorante davvero sorprendente: il Cardamomo Persian Palace. In questo locale, situato in piazza XX Settembre, non si trovano missoltini, toch o risotto con il pesce persico, ma rare e raffinate specialità di una cucina lontana, ricca ma molto poco conosciuta.
Secondo i più moderni canoni della ristorazione, il Cardamomo non propone solo piatti da degustare, ma una vera e propria esperienza emotiva e sensoriale, fatta di piccoli riti, antiche tradizioni, atmosfere esotiche, favolose evocazioni e contestualizzazioni geografiche. E soprattutto, la nostalgia per ciò che fu e la speranza per ciò che si potrebbe realizzare.
La cucina persiana, così come è proposta dallo Chef Hooman Soltani (recente vincitore della trasmissione TV “Cuochi d’Italia”, condotta dallo chef Bruno Barbieri), è caratterizzata da un caleidoscopio di profumi e aromi, alcuni a noi noti, altri derivati da spezie, piante e fiori locali. Sapori inconsueti, ma facili da amare. Soavi, mai invadenti.
La lettura del menù è di per sé un immaginifico racconto di viaggio: molte portate sono infatti ambientate in varie località iraniane, a cui sono legate dalla tradizione o dalle materie prime utilizzate. Si va dalla navigazione sul Mar Caspio a una passeggiata sulle 33 arcate del ponte di Esfahan, dai sentieri nelle foreste di Mirdan alle animate vie di Tabriz, dalla favolosa città di Kermanshah (il “luogo di mille storie”) ai bellissimi giardini di amarene di Khoy.
Discendente di un’antica dinastia persiana, lo chef Hooman è arrivato in Italia 15 anni fa per studiare design e, come in una favola, vi è rimasto dopo aver incontrato la bellissima Sepideh, anch’essa persiana, che oggi lavora con lui nel ristorante. Ogni dettaglio è curato: dal caffè persiano, impreziosito da tante spezie che lo chef invita a indovinare, al vino, prodotto in esclusiva con vitigni persiani da una cantina friulana, scelta in base alle caratteristiche del suolo e del clima. Non per niente, il legame della Persia col vino è molto antico: il nome stesso del vitigno Syrah deriva dalla città di Shiraz, da dove probabilmente proviene e nei cui pressi fu trovata una giara in argilla di oltre settemila anni.