Pochi lo sanno, ma tra le tante bellezze nascoste di Venezia e della sua laguna, c’è un piccolo vigneto dove si alleva un vitigno autoctono, a bacca bianca: la Dorona. Stiamo parlando del vino che allietava la tavola dei Dogi e che probabilmente, considerata la limitata produzione, era riservato solo a loro e a pochi altri notabili della Serenissima.
La Dorona (così chiamata per il suo splendido colore dorato) ha origine antichissima ma era quasi scomparsa finché, all’inizio del Millennio, alcune piantine sono state recuperate, grazie al fatto che erano ancora coltivate per il consumo privato. Dopo una selezione e una serie di micro-vinificazioni sperimentali, si è avviata la produzione vera e propria e, nel 2010, c’è stata la prima vendemmia.
Va sottolineato come il vitigno si sia perfettamente adattato alle particolarissime condizioni climatiche e pedologiche della laguna.
Nel corso dell’anno, infatti, accade più volte che l’acqua alta invada la vigna, lasciandola coperta di sale, quando si ritira: le piante devono essere quindi lavate, una per una, con molta cura. Questo processo, peraltro, influisce sul gusto del vino, che è molto particolare: forte carattere, struttura (inconsueta per un bianco), grande complessità aromatica e ricchezza di profumi.
Il vigneto, a cui è stato dato il nome di Venissa, si trova sull’isola di Mazzorbo-Burano che, insieme a Torcello, costituisce il primo nucleo di insediamento umano nella laguna (il minuscolo arcipelago è definito “la Venezia Nativa”). Si estende su un’area di due ettari ed è interamente cintato da mura medievali, ricostruite nella prima metà del XVIII secolo. Tutt’intorno è stato istituito un Parco Agricolo Ambientale, con orti, alberi da frutto e una peschiera. Un luogo da visitare, per scoprire una Venezia diversa da quella cittadina e monumentale, ma altrettanto ricca di fascino.