Ventinove aziende insediate in 22 comuni distribuiti in tre province (Cuneo, Asti e Alessandria) che hanno portato a Milano 70 etichette di bollicine piemontesi con millesimi tra il 2009 e il 2016, prodotti da uve Pinot nero e Chardonnay coltivate nel comprensorio dell’Alta Langa, una terra straordinaria dove, a metà Ottocento, fu prodotto il primo metodo classico italiano e, precisamente, nella “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, nel 2014 riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. In quest’area, come abbiamo avuto modo di verificare in occasione della degustazione milanese, i due vitigni internazionali hanno trovato l’habitat ideale per produrre uve che possono dare bollicine di grande qualità. Però, i produttori devono seguire un rigido protocollo di produzione messo a punto dal Consorzio Alta Langa, che ha sede ad Asti. E, cioè, vigneti impiantati su terreni marnosi, calcareo-argillosi e ubicati ad oltre 250 metri sul livello del mare, con massimo 4.000 ceppi per ettaro che non producano più di 11.000 chili d’uva. L’affinamento del vino, poi, deve superare i 30 mesi. In più, sull’etichetta Alta Langa, deve essere indicato l’anno della vendemmia, che si tratta di bianco o rosé, brut e pas dosè oppure riserva, ottenuti esclusivamente da uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile. Con l’Alta Langa bianco caratterizzato da sfumature dal giallo paglierino a oro intenso, aromi che ricordano la frutta bianca, note agrumate e di crosta di pane che anticipano un prodotto che al palato evidenzia una bella armonicità e una delicata sapidità. Il rosé ha un colore generalmente rosa cipria, con l’aromaticità tipica del Pinot nero, profumi che spaziano dal pompelmo alle spezie, gusto equilibrato, ampio, lungo e sapido.
Dopo le due edizioni che si sono svolte nel Castello di Grinzane Cavour, i dirigenti del Consorzio hanno deciso di uscire dai confini locali per favorire l’incontro con gli operatori del Centro-Nord visto che, sottolinea il presidente dell’ente, Giulio Bava, “Milano è un luogo d’elezione per il confronto degli estimatori delle migliori bollicine italiane e straniere, con la Prima dell’Alta Langa abbiamo voluto consolidare e allargare la conoscenza della nostra produzione nella ristorazione nazionale”. Tant’è che sono state organizzate due masterclass, la prima “Alta Langa in cinque calici”, guidata da Sandro Minella (Pinot nero e Chardonnay in purezza, una cuvée dei due vini, un rosato e una riserva) per raccontare storia, caratteristiche e disciplinare di produzione; la seconda “analisi sensoriale del tartufo bianco d’Alba e Alta Langa docg”, guidata da Isabella Gianicolo, per mostrare il perfetto connubio tra vini pregiati e il più nobile tra i funghi, dalla grande capacità di valorizzare un territorio ricco di risorse, come quello del Sud Piemonte. Senza trascurare altri prodotti tipici di questa straordinaria area come, per esempio, i salumi Barabino di Tortona, che durante la degustazione ha offerto due insuperabili prosciutto cotto: uno denominato Boccia e l’altro Nostalgia, ma produce anche altre varietà di prosciutto cotto e crudo ed una serie di salumi davvero speciali e unici; il Caseificio dell’Alta Langa, di Bosia, con una sfilza di formaggi eccezionali come Robiola, Caprino di pura capra, Toma della Rocca, Langherino, il Blu e il Rosso di Langa, che esporta anche in Nord Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone; le nocciole d’Elite prodotte da Emanuele Canaparo a Cravanzana; e Agrimontana. Mentre Giugiaro Design ha presentato “grande”, un calice unico ed esclusivo ideato per esaltare il perlage, il profumo e il grande fascino dell’Alta Langa (base stretta per facilitare l’esplosione delle bollicine e indirizzarle verso l’alto, dove il calice si allarga per esaltare i profumi del vino).
Queste le bollicine che abbiamo degustato:
Cuvée Valentina extra brut 2016 – Belcolle, Verduno (Cn):
Vino schietto, sincero, ricco di emozione, mai scontato (come mia moglie, alla quale è dedicato, dice il produttore), ottenuto da un uvaggio che vede il Pinot nero al 90%. E’ uno spumante è un extra-brut prodotto per la prima volta proprio con la vendemmia 2016, dal profumo netto, verticale, che in bocca è avvolgente, fresco, con un’acidità che estremamente territoriale che prepara le papille gustative all’arrivo delle note floreali e ad un’avvolgente cremosità.
Alta Langa docg brut 2015 – Daffara e Grasso, Calosso (At):
Vino elegante ottenuto dal uve Pinot nero (70%) e Chardonnay (30%) provenienti da un unico vigneto, quello di Cassinasco. La prima fermentazione avviene in serbatoi di acciaio a temperatura controllata, dopo 9 mesi di affinamento sulle fecce, si imbottiglia la cuvée con i lieviti selezionati per la seconda fermentazione lasciando riposare il vino in bottiglia per 36 mesi. Alla vista si presenta di colore giallo tenue con un perlage fine e persistente, con sentori di crosta di pane e frutta secca e, in bocca è avvolgente, fresco, sapido con una buona mineralità.
Il primo millesimo è stato prodotto nel 2014.
Alta Langa docg brut 2015 – Ettore Germano, Serralunga d’Alba (Cn):
80% Pinot nero e 20% Chardonnay per questa bollicina dal perlage fine e persistente, elegante colore giallo paglierino intenso, bouquet complesso di frutti rossi e fiori selvatici di campo. In bocca è persistente, fresco, pieno, cremoso e una buona acidità che pulisce la bocca e conferisce una buona persistenza aromatica.
Alta Langa docg extra brut 2015 – Roberto Garbarino, Neviglie (Cn):
Elegante spumante ottenuto da un uvaggio di 60% Chardonnay e 40% Pinot Nero. Il colore è giallo, con perlage fine e persistente. Grande complessità olfattiva tra sentori di mela renetta, gelsomino, miele e crosta di pane. In bocca è secco, ben bilanciato con una struttura importante che conferisce una bella persistenza.
Matteo Giribaldi brut 201 – Azienda agricola Giribaldi, Rodella (Cn):
60% pinot nero e 40% chardonnay per produrre questa bella bollicina di colore dorato, perlage fine e persistente. I profumi sono espressione delle uve della cuvée come pure la carezzevole cremosità che colpisce all’assaggio, insieme ad una equilibrata freschezza e sapidità che accompagnano un finale che tende all’agrumato sostenuto da un tocco di pasticceria secca.