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La rivoluzione del vino sfuso

Dopo decenni a vendere vino sfuso e un export con percentuali – 99,9% – probabilmente inimmaginabili per aziende vinicole di tutto il mondo, viene la voglia di percorrere anche altre strade. Ce lo racconta Gian Luca Martelli, il responsabile commerciale dell’azienda di Imola.
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Se ad una cena ti trovi affianco un produttore di vini che utilizza contenitori alternativi alle bottiglie, scopri un altro mondo”, mi confidava, un po’ di tempo fa, un autorevole collega della comunicazione del vino, dopo una serata trascorsa a degustare degli ottimi vini di Romagna, ovviamente in bottiglia. Un commento che è subito emerso dai miei ricordi appena ho sentito parlare della Vinicola San Prospero, azienda emiliana, sia pure al confine con la Romagna e cioè Imola. Questa azienda, fondata 55 anni fa, è praticamente conosciuta solo fra gli addetti ai lavori, perché è una delle più importanti cantine nella produzione e commercializzazione di sfuso e con vini di qualità, come, per esempio il Montepulciano d’Abruzzo doc, la Passerina IGT Marche, il Primitivo IGT Puglia, tutti rigorosamente biologici.

Un po’ del giro d’affari arriva dagli stessi vini proposti in Bag in Box (BIG) e quasi tutto avviato verso i mercati esteri, l’ultimo carico è partito per l’Australia, con l’importatore di quel paese che in piena pandemia ha capito che non poteva privarsi di vino in bag in box. Questo vuol dire che c’è anche da noi molto spazio per la BIB, sia per il consumo domestico, sia per quello horeca. Tant’è che San Prospero era pronto ad “aggredire” il mercato con il suo vino in bag in box già dai primi mesi dell’anno; poi è arrivo un brutto intruso e il progetto si è un po’ fermato. Ma i titolari della Vinicola San Prospero, la famiglia Martelli, con la seconda generazione che ha ormai preso in mano la conduzione dell’azienda, supportati pure dal riscontro positivo che hanno avuto negli Stati Uniti, in Germania e in Svizzera – dove i loro clienti sono convinti che il vino è buono se nasce buono, non utilizzi un contenitore costoso – hanno deciso di dare un’accelerata alla distribuzione sul mercato italiano, al momento solo nel settore horeca, con confezioni da 3 a 20 litri, nelle tipologie Montepulciano d’Abruzzo doc, Passerina Marche IGT, Primitivo Puglia IGT.

A questi tre vini si aggiungeranno alcuni doc delle Venezie a cominciare dal Pinot grigio”– ci confida Gian Luca Martelli, uomo-vendita della San Prospero, “perché ci sono operatori del settore e consumatori convinti che in questi contenitori si possono proporre vini di qualità”. Insomma, non è il contenitore che fa buono il vino. “Solo che abbiamo iniziato in un momento difficile e molti clienti – e sono tanti quelli convinti della qualità del vino in bib, oltre alla praticità del contenitore – non li abbiamo potuto servire e, qualcuno ha quasi protestato” – dice Martelli. “Allora partiamo e alla grande e da quello che potrebbe anche essere il mercato più difficoltoso per il vino in bag in box che, però, ha incontrato il favore dei consumatori. Oltretutto, il bib è un contenitore molto pratico, visto che una volta aperto, può conservare il vino per quasi due mesi, senza alcun problema ossidativo”.

Il mercato è pronto a recepire i vini in contenitori diversi dalla bottiglia. Però sarebbe importante una buona comunicazione per evidenziare la praticità del bag in box, oltretutto anche facile da smaltire oltre che far capire che è un ottimo contenitore per il vino.

Foto: San Prospero.

La Vinicola San Prospero è dal 1965 che produce e vende vino sfuso, con un export da percentuali – 99,9% – probabilmente inimmaginabili per aziende vinicole di tutto il mondo. E, quindi, “è stato più che naturale percorrere anche altre strade” – commenta Gian Luca Martelli, responsabile commerciale dell’azienda che prende il nome da un antico borgo di Imola, dove è nata per iniziativa del padre Pietro e dallo zio Lino 55 e che oggi Gian Luca porta avanti insieme ai cugini Cristina e Antonio Martelli.

La San Prospero acquista uve in diverse regioni italiane – Marche, Abruzzo, Puglia e Veneto in particolare -, che poi trasforma in vini che si fregiano dell’IGT, della DOP, della DOC e della DOCG, nonché vini biologici, a seconda della collocazione del vigneto e in una vasta gamma che copre molteplici fasce di mercato, dai vini base spumante fino ai prodotti di nicchia, per soddisfare le richieste di una clientela sempre più attenta ed esigente. In più, i Martelli sono proprietari di un vigneto che si estende per 50 ettari e negli ultimi tempi hanno acquisito anche il controllo di cantine in quelle aree dove acquistano la gran parte delle uve che trasformano. In queste zone possiamo dire che i viticoltori bolognesi “impongono” la filosofia imprenditoriale chi li ha sempre caratterizzati e, cioè, la tutela del territorio e la valorizzazione di ciò che offre la natura; nonché l’interesse per ogni tipo di innovazione che assicuri la migliore qualità del vino.

Questa filosofia è stata trasferita dalla prima alla seconda generazione, fa capire chiaramente l’uomo-vendita della San Prospero, per proporsi al mercato con tutte le soluzioni che possano soddisfare la clientela. Aggiunge Martelli “parlare di vino nella nostra terra è cosa frequente al punto tale che nel vino si identifica la bevanda per eccellenza. La nostra azienda si sente custode di un patrimonio culturale, conservato e tramandato dai produttori di generazione in generazione, che è stato sempre più valorizzato grazie all’attenzione e alla sapiente cura di cultori dell’ “ars vinificandi”. La nostra flessibilità di lavorazione permette al cliente di disporre in tempi brevissimi di un prodotto già pronto per il confezionamento e, quindi, di snellire il processo produttivo e ridurre i tempi di consegna ottimizzando le risorse umane e tecnologiche. Il continuo miglioramento qualitativo e la costante innovazione sono le caratteristiche che ci contraddistinguono e ci premiano sui mercati”. Tant’è che la vinicola imolese esporta in 22 paesi e, come abbiamo visto, la totalità della propria produzione. E, poi, nel 2005 c’è stata la scelta di percorrere la via dell’agricoltura biologica nei vigneti di proprietà “per essere operatori attivi nella commercializzazione dei prodotti biologici e biodinamici e siamo certificati dal 2009”– dice Martelli.

“Siamo membri dell’SGF dal 2002, importante organizzazione tedesca per l’autocontrollo volontario nella produzione dei succhi d’uva, che è un’altra produzione che affianca il vino. Nel 2014 abbiamo ottenuto la certificazione ISO 22000. Il controllo chimico e qualitativo dei vini, dei succhi e dei mosti concentrati, é affidato a tecnici che con le più moderne apparecchiature di analisi strumentale, possono eseguire un preciso e rapido controllo dei prodotti acquistati e venduti. Il laboratorio interno dispone di tutti gli strumenti necessari per il controllo analitico e sensoriale delle merci in arrivo e in consegna ai nostri partners commerciali”.

Ecco perché la Vinicola San Prospero garantisce il massimo rispetto del vino che produce ed, anche, di fornire una vasta gamma di prodotti di qualità, e in diverse tipologie di confezionamento come BIB (bag in box) asettico da 3 a 20 litri, fusto metallico da 225 litri, fusto metallico asettico da 215 litri, IBC in plastica palletizzato (diverse opzioni) da 1000 litri, IBC asettico in plastica palletizzato (diverse opzioni) da 1000 litri, Flexitank da 24.000 litri, cisterna alimentare coibentata da 25.000 litri.

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