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Polibibite e Quisibeve: la Risposta Futurista a Cocktail e Bar

I Futuristi rivoluzionarono l’arte, il design, la moda e persino la gastronomia. In linea con gli stilemi del movimento, rifiutarono il classicismo e cercarono di reinventare il cocktail non solo come moderno, ma anche come innegabilmente italiano.
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Più di un secolo fa, gli artisti italiani del movimento Futurista pubblicarono il primo dei loro provocatori manifesti, un appello per l’arte che avrebbe sconvolto la società bucolica contadina del Paese nell’era industrializzata. Gli artisti trasmettevano il loro messaggio in dipinti di velocità e di volo, in opere teatrali che spesso si concludevano in lotte e risse e infine – come è accaduto forse solo in Italia – in un ricettario. “Ora stabiliremo il modo di mangiare più adatto a una vita sempre più veloce e aerea” dichiarò il loro leader, Filippo Tommaso Marinetti ne “La Cucina Futurista”, pubblicato nel 1932, con dettagliati scenari multisensoriali, piatti e bevande anarchiche che componevano le cene degli artisti, eventi per ospiti curiosi e giornalisti, testimoni delle richieste futuriste di ridisegnare l’Italia dall’arte al piatto.

Il concetto di avanguardia è stato una componente importante della storia dell’arte e della cultura del XX secolo. Per nessun movimento è stata così centrale la foga di modernità come per il Futurismo, lo strano fenomeno che Marinetti scatenò il 20 febbraio 1909 quando pubblicò in prima pagina sul quotidiano parigino Le Figaro “Il Manifesto del Futurismo”. Parte di questa trasformazione comprendeva una vera e propria rivoluzione della cultura culinaria e delle bevande.

Attraverso la celebrazione della tecnologia e della modernità urbana, i futuristi, impegnati per il nuovo, hanno voluto distruggere le vecchie forme di cultura e dimostrare la bellezza della vita moderna: la bellezza della macchina, la velocità, la violenza e il cambiamento. I futuristi erano affascinati dai problemi di rappresentazione dell’esperienza moderna e si sforzavano di far sì che i loro dipinti evocassero ogni sorta di sensazione, non solo quelle visibili alla vista. Nelle sue espressioni più alte, l’arte futurista richiama alla mente il rumore, il calore e persino l’odore della metropoli. Personaggio letterario del suo tempo, Marinetti ha sostenuto le sue idee con gli artisti – tra i tanti Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini e Carlo Carrà –  che hanno creduto che queste idee potessero essere tradotte in un’arte moderna e figurativa che esplorasse le proprietà dello spazio e del movimento.

Il Futurismo, che durò per tutta la seconda guerra mondiale, comprendeva principalmente pittura e scultura, ma anche architettura, design, moda, cinema, letteratura, performance, pubblicità e così anche la gastronomia. Gran parte di questa produzione cadde nell’oscurità dopo la morte di Marinetti nel 1945, in gran parte a causa del legame dei futuristi con il fascismo. Recentemente, tuttavia, l’arte nata nel contesto del movimento è stata riscoperta. La mostra Italian Futurism, 1909–1944: Reconstructing the Universe del Museo Guggenheim di New York, nel 2014, è stata la prima panoramica completa ad essere presentata negli Stati Uniti e nel 2018 la mostra della Fondazione Prada “POST ZANG TUMB TUUUM. ART LIFE POLITICS: ITALIA 1918-1943” ha visto la critica definitivamente separare (con non poche polemiche) l’arte e la politica.

Tra i domini futuristi di rinnovato interesse c’è anche la gastronomia, tra cui i cocktail d’avanguardia che i futuristi chiamavano: Polibibite.

Marinetti scrisse il ricettario futurista, nel quale predica sfacciatamente l’abolizione della pasta in favore del riso, con il poeta e pittore Fillía, all’anagrafe Luigi Colombo, ideatore del ristorante SantoPalato a Torino. Il ristorante, che ebbe una grande influenza sulla cucina sperimentale d’avanguardia e sull’arredamento dei ristoranti e dei bar modernisti, era interamente rivestito in alluminio come un sottomarino e anche i menu erano scritti su lastre di metallo. I pasti erano veri e propri happening in cui tutti i sensi venivano stimolati.

In linea con gli stilemi del movimento, i futuristi rifiutavano il classicismo e hanno cercato di reinventare il cocktail non solo come moderno, ma anche come innegabilmente italiano. Evitavano l’uso di guarnizioni classiche e di tutti gli ingredienti stranieri. I capisaldi delle polibibite servite nei Quisibeve, termine con cui i futuristi avevano ribattezzato i bar, erano le bevande autoctone come amari, i moscati d’asti e, naturalmente, il vermut. Ingrediente classico che in qualche modo ispira sempre una moderna rivisitazione della mixology, il vermut è, e non lo si può negare, alla base dell’evoluzione del cocktail italiano.

Le polibibite utilizzavano solo vini e liquori tradizionali italiani, il loro scopo era quello di aggirare la tradizione e le abitudini della società. Agli occhi dei futuristi, una bevanda era una creazione temporanea destinata a evocare la discussione, sfidare le aspettative e alterare il desiderio e le prestazioni sessuali. I cocktail hanno integrato alcuni ingredienti con l’intenzione di ridurre le inibizioni (uova e spezie), ispirare creatività (spumante) o resistere alla conformità. Le creazioni che ne sono derivate hanno avuto un effetto duraturo sui moderni cocktail italiani, con bevande come il Bombardino che si trova ancora oggi in molti comprensori sciistici italiani.

I cocktail futuristi, ideati da pittori e poeti, prendono spunto dall’arte, non dal palato: intrugli di spiriti italiani con elementi a sorpresa – una banana, un tuorlo d’uovo sodo, pezzi di cioccolato e formaggio o una cialda ripiena di acciughe. Le bevande sono state concepite per stimolare l’azione: uno Snebbiante liberava la mente ed è stato pensato per prendere decisioni importanti, un’Inventina stimolava nuove idee, Guerrainletto era un energizzante afrodisiaco e Paceinletto, al contrario, fungeva da sonnifero. Le ricette escludono le misurazioni, dando vita a una creazione spontanea e distinta ogni volta che se ne prepara uno. “La dosatura sommaria di molte di queste formule non deve preoccupare ma bensì eccitare la fantasia inventiva dei cuochi futuristi i cui eventuali errori potranno spesso suggerire nuove vivande” scrisse Filippo Tommaso Marinetti nell’incipit del suo “Formulario Futurista per Ristoranti e Quisibeve” parte de La Cucina Futurista.

I recenti sforzi in Italia per esplorare e indagare la produzione di cocktail futuristi hanno rappresentato un’opportunità unica per i barman di superare i propri confini e divertirsi. Così è nato Miscelatore Record Nazionale, un progetto promosso dalla storica casa astigiana Giulio Cocchi (nota per gli iconici Barolo Chinato e l’Aperitivo Americano inventati dal suo fondatore, così come lo storico Vermouth di Torino) che ha saputo coinvolgere in una sinergia inedita grandi produttori italiani di liquori, come Alpestre, Campari, Fabbri, Luxardo, Nardini, Pallini, Strega, Tassoni e Vecchia Romagna, legati storicamente al futurismo con i loro aperitivi, vermut, bitter, amari, liquori dolci, distillati, vini e spumanti. Un’iniziativa che mira a riconsiderare la miscelazione futurista e a riscoprire cocktail rimasti per anni nascosti, ma allo stesso tempo invita i nuovi barman a sperimentare con prodotti spesso dimenticati e a esplorare punti di vista diversi sulla mixology.

La Gran Serata Futurista che eleggerà il Miscelatore Record Nazionale 2018 sarà per la prima volta nella storia della competizione aperta al pubblico e affiancherà a una giuria tecnica una giuria popolare, nell’intento di portare il Futurismo fuori dalle accademie, dalle biblioteche e direttamente nei Quisibeve e nei ritrovi dove si cerca sollievo alla fatica quotidiana. “Un ‘Futurismo da bere’ – sottolinea in una nota Roberto Bava, amministratore delegato di Cocchi – che celebri l’abilità di rendere la Miscelazione Futurista fruibile e comprensibile a un pubblico ‘profano’: il miscelatore che meglio riuscirà in questo compito è quello che otterrà il titolo di Miscelatore Record Nazionale 2018”.

ll Miscelatore Record Nazionale 2018 sarà eletto tra i dieci Miscelatori futuristi più fantasiosi, che avranno proposto la polibibita in grado di valorizzare al meglio questo stile decisamente italiano di miscelazione. Ognuno dei finalisti avrà a propria disposizione una postazione dove preparerà la sua polibibita e che potrà personalizzare coerentemente con il tema della polibibita stessa: la creatività infatti è uno dei criteri di valutazione principali.

C’è tempo fino al 14 settembre per ideare e iscrivere la propria polibibita al concorso su miscelazionefuturista.com

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