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I 50 migliori ristoranti del 2019

Nel corso di una cerimonia svoltasi martedì a Singapore, gli chef di tutto il mondo – ma soprattutto Europa e Americhe – si sono riuniti per sapere quali ristoranti sono stati nominati tra i 50 migliori al mondo nella rinomata 50’s World Best Restaurants. Leggi la lista completa.
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Nel corso di una cerimonia svoltasi martedì a Singapore, gli chef di tutto il mondo – ma soprattutto Europa e Americhe – si sono riuniti per sapere quali ristoranti sono stati nominati tra i 50 migliori al mondo nella rinomata 50’s World Best Restaurants, promossa da San Pellegrino e Acqua Panna.

La lista, che ha dovuto affrontare anni di critiche per aver agito come una collezione di ristoranti costosi e di menu di degustazione di cucina europea gestiti da uomini bianchi. Quest’anno ha finalmente rivisto le sue regole per incoraggiare una maggiore diversità tra le scelte dei ristoranti e l’equilibrio di genere tra i suoi organi di voto.

Eppure nel 2019 la lista non ha evidenziato molti cambiamenti. Mirazur, un costoso ristorante della Costa Azzurra con una fattoria sul retro guidato dallo chef italo-argentino Mauro Colagreco, è stato nominato il miglior ristorante del mondo. È la prima volta che un ristorante francese sale in cima alla classifica. Il ristorante di Mentone, situato proprio al confine con l’Italia, è noto per la barbabietola salata con crema di caviale e per la sua impareggiabile vista sulla Costa Azzurra.

Nei 18 anni di storia della lista, il premio per il ristorante “migliore” è andato solo a ristoranti europei o nordamericani. L’unico locale della Cina continentale ancora in lista, e così è da mezzo decennio, ha un menu degustazione da 600 dollari ed è gestito da un signore francese. Non ci sono ristoranti indiani sulla lista e l’unico ristorante africano è uno spot europeo a Città del Capo. L’unico concorrente dalla Turchia è uscito dalla lista. Gli elettori, che sono spesso corteggiati dagli enti turistici, non sono ancora tenuti a pagare i pasti.

Gli organizzatori hanno rimosso i precedenti vincitori dalla lista di quest’anno, tra cui Massimo Bottura, una mossa progettata per promuovere il tanto necessario fatturato e proteggere gli ego chef, ma essenzialmente ha liberato solo tre posti. Ritorna però Noma che in realtà è il New Noma™ – aperto nella sua sede attuale nel febbraio 2018 con un menu degustazione che varia durante l’anno – il ristorante di Copenhagen è stato autorizzato a tornare in lista, e ha debuttato nuovamente alla posizione n°2. Le vittorie del 2010, 2011, 2012 e 2014 non contano, perché quello era un ristorante diverso. E alla fine, i primi tre sono rimasti un mix familiare: Mirazur, Noma e Asador Etxebarri.

L’altro grande cambiamento istituzionale è arrivato lo scorso settembre, quando la direttrice Hélène Pietrini ha annunciato che la lista avrebbe avuto una divisione tra uomini e donne in futuro e che gli elettori sarebbero stati incoraggiati a “esplorare un mix diversificato di ristoranti”.

Complessivamente, la lista dei primi 50 ristoranti comprende solo cinque ristoranti diretti da chef donne, come l’anno scorso. Dominique Crenn, una dei soli quattordici chef statunitensi che hanno ottenuto tre stelle Michelin, ha finalmente conquistato un posto nella lista di quest’anno, debuttando al 35° posto. Anche Leo di Leonor Espinosa a Bogotà è entrato nella top 50, al 49° posto.

Il Pujol di Enrique Olvera a Città del Messico si è guadagnato il primo posto in tutti i ristoranti nordamericani, alla posizione 12, e il suo ristorante Cosme di New York City, gestito con Daniela Soto-Innes (miglior chef donna di quest’anno), è stato il primo ristorante USA al n. 23. La guida ha anche beneficiato di alcuni nuovi ristoranti latino-americani. Leo, il primo spot colombiano a entrare nella lista, è stato raggiunto dai nuovi arrivati A Casa do Porco di San Paolo, ma anche il Don Julio a Buenos Aires.

Abbastanza male per l’Italia quest’anno. Il primo è Piazza Duomo di Enrico Crippa ad Alba in Piemonte (29° posto), seguito da Le Calandre di Massimiliano Alajmo, che perde 8 posizione e si attesta al numero 31. Lido 84 di Riccardo Camanini a Gardone Riviera (78° posizione) si è guadagnato il premio “One to Watch”. Questo segnala la crescente posizione del ristorante sul palcoscenico globale (di alto livello), in particolare per i collezionisti di trofei: tra i premiati in passato con il “One to Watch” ci sono Saison, di San Francisco, noto come uno dei migliori (e più costosi) menu da degustazione in America, e Den a Tokyo, il ristorante essenzialmente noto per il suo approccio giocoso alla cucina di fascia alta e che quest’anno si è aggiudicato il Premio Arte dell’Ospitalità. Gli altri italiani in lista si sono aggiudicati la 51° posizione per il ristorante Reale di Niko Romito a Castel di Sangro, e la 66° posizione (new entry) per il ristorante Uliassi di Mauro Uliassi a Senigallia.

La lista dei 50 migliori ristoranti del mondo del 2019

1. Mirazur (Mentone, Francia)
Chef: Mauro Colagreco
Posizione nella lista 2018: 3
Costo medio: €110-€210

2. Noma (Copenaghen, Danimarca)
Chef: Rene Redzepi
Posizione nella lista 2018: non era presente.
Costo medio: 2.500 DKK

3. Asador Etxebarri (Atxondo, Spagna)
Chef: Victor Arguinzoniz
Posizione nella lista 2018: 10
Costo medio: €176 menù degustazione

4. Gaggan (Bangkok, Thailandia)
Chef: Gaggan Anand
Posizione nella lista 2018: 5
Costo medio: THB 6.500

5. Geranium (Copenaghen, Danimarca)

6. Central (Lima, Perù)

7. Mugaritz (San Sebastian, Spagna)

8. Arpège (Parigi, Francia)

9. Disfrutar (Barcellona, Spagna)

10. Maido (Lima, Perù)

11. Den (Tokyo, Giappone)

12. Pujol (Città del Messico, Messico)

13. White rabbit (Mosca, Russia)

14. Azurmendi (Larrabetzu, Spagna)

15. Septime (Parigi, Francia)

16. Alain Ducasse au Plaza Athénée (Parigi, Francia)

17. Steirereck (Vienna, Austria)

18. Odette (Singapore)

19. Twins Garden (Mosca, Russia)

20. Tickets (Barcellona, Spagna)

21. Frantzén (Stoccolma, Svezia)

22. Narisawa (Tokyo, Giappone)

23. Cosme (New York City, USA)

24. Quintonil (Città del Messico, Messico)

25. Alléno Paris au Pavillon Ledoyen (Parigi, Francia)

26. Boragó (Santiago del Cile)

27. The Clove Club (Londra, Regno Unito)

28. Blue Hill at Stone Barns (Pocantico Hills, USA)

29. Piazza Duomo (Alba, Italia)

30. Elkano (Getaria, Spagna)

31. Le Calandre (Rubano, Italia)

32. Nerua (Bilbao, Spagna)

33. Lyle’s (Londra, Regno Unito)

34. Don Julio (Buenos Aires, Argentina)

35. Atelier Crenn (San Francisco, USA)

36. Le Bernardin (New York City, USA)

37. Alinea (Chicago, USA)

38. Hiša Franko (Kobarid, Slovenia)

39. A Casa do Porco (San Paolo, Brasile)

40. Restaurant Tim Raue (Berlino, Germania)

41. The Chairman (Hong Kong)

42. Belcanto (Lisbona, Portogallo)

43. Hof Van Cleve (Kruishoutem, Belgio)

44. Test Kitchen (Città del Capo, Sudafrica)

45. Sühring (Bangkok, Thailandia)

46. De Librije (Zwolle, Paesi Bassi)

47. Benu (San Francisco, USA)

48. Ultraviolet di Paul Pairet (Shanghai, Cina)

49. Leo (Bogotà, Colombia)

50. Schloss Schauenstein (Fürstenau, Svizzera)

Miglior Pasticcere: Jessica Préalpato (Alain Ducasse au Plaza Athénée, Parigi)

Miglior cuoco donna: Daniela Soto-Innes (Cosme, New York City)

Premio Icona: José Andrés (ThinkFoodGroup, Washington D.C.)

One to watch: Lido 84 (Gardone Riviera, Italia)

Vincitore della borsa di studio BBVA: Andersen Lee

Premio Ristorante sostenibile: Schloss Schauenstein (Fürstenau, Svizzera)

Premio Chefs’ Choice Award: Alain Passard

Scalata più alta: Azurmendi (Larrabetzu, Spagna)

Premio Arte dell’Ospitalità: Den (Tokyo, Giappone)

I vincitori dalla posizione 51 a 100 erano già stati annunciati e potete leggere la lista completa qui.

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