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Oltre 70 ettari di Barolo, qualità e grande capacità produttiva

In alcune delle aree viticole italiane più pregiate, che sono anche fra le più conosciute in tutto il mondo, vigneti estesi per decine di ettari di proprietà di una singola persona o singola azienda, c’è n’è veramente pochi. Così, quando scopri che attorno a Barolo, c’è chi è proprietario, ed anche coltivatore, di oltre 70 ettari di vigna riservati a Nebbiolo da Barolo, beh, quasi non ci credi.
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In alcune delle aree viticole italiane più pregiate, che sono anche fra le più conosciute in tutto il mondo, vigneti estesi per decine di ettari di proprietà di una singola persona o singola azienda, c’è n’è veramente pochi. Così, quando scopri che attorno a Barolo, c’è chi è proprietario, ed anche coltivatore, di oltre 70 ettari di vigna riservati a Nebbiolo da Barolo, beh, quasi non ci credi; anche perché chi possiede questo ben di Dio, l’azienda Beni di Batasiolo, con nucleo centrale a La Morra, si estende su 140 ettari di vigneti, tutti presenti nella zona di produzione del “re” dei grandi rossi italiani, cioè i comuni di La Morra, Barolo, Monforte d’Alba e Serralunga d’Alba. Una proprietà che per le dimensioni che la circondano, potrebbe essere quasi una sorta di latifondo, che appartiene ad una sola famiglia, i Dogliani, agricoltori da sempre impegnati nella produzione di vino. Che, però, con Batasiolo – nato dalla fusione delle proprietà di famiglia e dall’acquisto dell’azienda Kiola alienata dalla multinazionale Idv, International Distillers Vintners che controlla Cinzano – la famiglia Dogliani ha fatto un autentico capolavoro che oggi è anche un bell’esempio di quello che possiamo definire un idilliaco connubio tra qualità e grande capacità produttiva. E, non solo per quanto riguarda il Barolo, perché Batasiolo produce anche tutti i vini più celebrati del Piemonte (Barbaresco, Barbera d’Alba Sovrana e il Dolcetto d’Alba Bricco di Vergne), oltre ad ottimi vini bianchi quali il Moscato d’Asti Bosc della Rei, il Langhe Chardonnay Morino e il Gavi del Comune di Gavi nonché il Batasiolo Metodo Classico millesimato, l’esclusivo Moscato Passito Muscatel Tardì e il Barolo chinato.

Con circa 300.000 bottiglie, resta il Barolo – ottenuto da quattro cru: Barolo Bofani a Monforte d’Alba, Cerequio a La Morra, Boscareto e Corda della Briccolina a Serralunga d’Alba -, però, l’emblema della produzione vinicola dell’azienda dei Dogliani che con Fiorenzo – all’azienda sono interessati cinque fratelli e tre sorelle –  ha raggiunto il record delle presenze all’estero, con il vino inserito nelle carte dei migliori ristoranti di 70 paesi con Stati Uniti e Canada a guidare la classifica dei paesi che sono fra i maggiori importatori dei vini prodotti dall’azienda Beni di Batasiolo, mediamente 2,5 milioni di bottiglie all’anno. Dopo il Nord America, l’export dei Dogliani tocca Giappone, Brasile, Australia e tutti i paesi del Nord Europa. Insomma una vocazione all’export ulteriormente accentuata da Fiorenzo, che è quasi sempre all’estero. Questo globe-trotter del Barolo l’ho conosciuto su un aereo diretto a Chicago, nel lontano 1992, stabilendo subito un’intesa che mi portò un invito a cena la sera stessa del nostro arrivo nella metropoli americana. Una cena a base di tartufo, che aveva promesso ad un ristoratore di quella città, sperando che la valigia che conteneva il pregiato tubero albese riuscisse a superare i rigidi controlli della dogana americana, visto che era vietato importare prodotti alimentari. Mister Barolo aveva ideato un piano geniale che andò a buon fine anche grazie a quella che definimmo l’intelligenza di un cane che non riuscendo ad individuare il profumo del tartufo, dopo tre annusate della valigia, preferì allontanarsi forse per evitare di essere rimproverato dai poliziotti, e Fiorenzo, al volo, raccolse la valigia con il pregiato contenuto portato immediatamente al ristoratore che aveva qualche dubbio sul buon fine dello progetto Dogliani. Un simpatico stratagemma per consolidare ulteriormente i rapporti commerciali con uno dei più importanti ristoratori di Chicago.

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Un ritratto di Fiorenzo Dogliani. Courtesy di Beni di Batasiolo.

Con questa operazione Fiorenzo Dogliani sicuramente fece gli interessi della propria azienda ma, a pensarci bene, anche di tutto il territorio del Barolo e delle Langhe, visto che il ristoratore americano, su quel tartufo arrivato fresco sui tavoli del suo locale, organizzò molti eventi per fare conoscere ai suoi clienti l’area da dove arrivava il vino e il pregiato tubero di Alba. D’altronde all’amministratore dei Beni di Batasiolo tutti riconoscono grande capacità imprenditoriale ed altrettanto impegno nella valorizzazione del territorio, anche attraverso iniziative come, per esempio, la realizzazione di un stupenda struttura incastonata nelle vigne di Boscareto, contrada del comune di Serralunga d’Alba: un albergo cinque stelle lusso, curato nei minimi particolari e con vista mozzafiato, che include un ristorante stellato dove viene proposta una cucina raffinata a base di prodotti del territorio piemontese e affidato alla cura di Valentina, la terza generazione dei Dogliani viticoltori.

Quella dei Dogliani è una famiglia di agricoltori molto numerosa e da sempre impegnata a produrre vino oltre che attenta a cogliere l’evoluzione che a mano a mano interessava la produzione enologica, tanto da essere fra i primi viticoltori ad introdurre tutte le innovazioni che miglioravano la coltura della vigna e il lavoro in cantina. Contribuendo, così, a rendere più popolare quello che era considerato il vino dei re perché si beveva solo nelle grandi occasioni. E, per permettere a tutti di poter bere dell’ottimo Barolo, noi ci consideriamo in prima linea nel proporre vino con un corretto rapporto qualità/prezzo e non solo per il Barolo perché non vanno sottovalutati Barbera e Dolcetto, Moscato e Gavi oltre allo spumante metodo classico, è solito dire Fiorenzo Dogliani.

Forse, essendo in troppi, i Dogliani hanno pensato bene di ampliare i propri interessi ad altri settori, in particolare nelle costruzioni, con la società Fininc – ma l’universo Dogliani comprende 13 società in quattro settori diversi e un migliaio di dipendenti, con a capo Matterino e Fiorenzo, spesso affiancati dei figli – che, fra l’altro, ha realizzato l’autostrada del Frejus e ha ristrutturato lo stabilimento delle acciaierie di Piombino.

Attività che va di pari passo con il continuo ammodernamento della produzione vinicola, visto che a Barolo, Barbera e Dolcetto, hanno affiancato la produzione di spumante metodo classico. Mentre in vigna sono pronti ad utilizzare i droni, Ma, anche, sensori a terra, sistemi Gps e apparecchiature di telerilevamento per valutare lo stato del terreno e adottare le tecniche di coltivazione più efficaci». Nonché a finanziare la ricerca su cibo, microbiota e salute, portata avanti dall’Università di Torino, con i risultati presentati recentemente nel resort di Boscareto; annunciando, contestualmente, l’istituzione di un premio per la ricerca medica sul microbiota, cioè sui fattori determinanti che mettono in relazione il cibo, e quindi anche il vino con la salute.

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