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Italian wines? Esportazioni record

Il vino italiano si presenta a Vinitaly 2019 con il vento in poppa: sia in Italia sia, in misura ancora più marcata) all’estero. I dati sulle esportazioni e e sulle vendite nella GDO parlano chiaro: per le bottiglie tricolori è un momento d’oro. E un’opportunità da non perdere, per consolidare ulteriormente questi dati positivi.
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Il vino italiano si presenta a Vinitaly 2019 con il vento in poppa: sia in Italia sia (in misura ancora più marcata) all’estero. I dati sulle esportazioni e sulle vendite nella GDO parlano chiaro: per le bottiglie tricolori è un momento d’oro. E un’opportunità da non perdere, per consolidare ulteriormente questi dati positivi.

Per quanto riguarda l’export, nel 2018 le nostre etichette hanno fruttato un introito record di 6,2 miliardi di euro (+3,3% rispetto all’anno precedente). Un incremento in valore al quale fa riscontro un calo del numero di bottiglie vendute (-8,1%) dovuto alla strategia dei produttori italiani finalizzata a esportare vini di qualità e quindi di maggior costo. Una strategia doppiamente virtuosa, che da un lato giova all’immagine del prodotto in particolare e del Made in Italy in generale e d’altro canto porta a un contenimento dei costi di gestione (amministrazione, trasporti, distribuzione). Inoltre, dell’aumento di valore beneficia tutta la filiera, a partire dai viticoltori via via fino ai distributori.

Per quanto riguarda i paesi importatori, le principali destinazioni dei vini italiani continuano a essere Germania e Stati Uniti (che hanno fatto segnare entrambi un 4% di crescita, sempre in valore). Ma anche Francia (+10,1%) e Australia (+18,5%) hanno fatto segnare ottime perfomance. Grazie a campagne di promozione intense ed efficaci (per le quali sono stati investiti oltre 100 milioni di euro) i nostri vini hanno potuto aprire anche nuovi mercati, come Polonia (+23,3%) e Corea del Sud (+14,6%). Restano invece al palo, anzi per la verità arretrano entrambe del 2,4%, la Cina e la Russia.

Per quanto riguarda il mercato interno, di particolare interesse sono i dati relativi alla GDO, da molti produttori snobbata a parole ma che rappresenta invece il principale canale di vendita di vino e, per molte cantine, una vera e propria manna. Nel 2018, gli esercizi della grande distribuzione hanno commercializzato oltre 825 milioni di bottiglie, per un fatturato di 1,9 miliardi di euro (+2,9%). Molto promettenti anche i dati relativi al primo bimestre di quest’anno, che ha fatto registrare un aumento in quantità dell’1,7% e addirittura del +5,3% per i vini Doc e Docg (ma ci sono state le feste…). Va notato come, sempre nell’anno passato, il prezzo medio del vino venduto sia aumentato del 7,7%. In altri termini, lavorare sulla qualità giova sempre. Ottimo l’andamento dei vini e delle bollicine biologici, rispettivamente +18% e +11,8%, anche se si tratta di soli 6,6 milioni di bottiglie.

Tra i vini, il leader della GDO è il Lambrusco, assieme a Chianti e Montepulciano d’Abruzzo. Seguono Chardonnay (primo dei bianchi), Barbera, Bonarda e Vermentino. Al primo posto per crescita troviamo il Lugana (+22,1% in volume e +24,2% in valore). In controtendenza il Prosecco, che ha fatto segnare, sempre nella GDO, una flessione dell’11,5% in quantità e del 6,7% in valore.

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