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In Monferrato l’export tiene e le bottiglie aumentano

I numeri parlano da soli e nel caso del Monferrato, dimostrano come, nonostante il 2020 abbia portato a un forte calo del settore, alcune realtà abbiano saputo mantenersi in salute.

I numeri parlano da soli. E, nel caso del Monferrato, dimostrano come, nonostante il 2020 abbia portato a un forte calo del settore, alcune realtà abbiano saputo mantenersi in salute. “Nonostante le grandi difficoltà legate all’emergenza sanitaria, il Monferrato del vino sta dimostrando un’ottima tenuta: grazie alla capacità e al lavoro delle aziende, sono state infatti mantenute le quote di mercato sulle piazze internazionali e sono stati proposti ai consumatori prodotti di qualità sempre più alta”, ha spiegatoFilippo Mobrici, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato: “Abbiamo chiuso il 2020 con oltre 66 milioni di bottiglie prodotte su più di 11 mila ettari vitati (pari a circa il 30% di tutta la superficie a Doc e Docg del Piemonte)”.

Uno scenario che conferma una posizione che non è stata scalfita dal sostanziale blocco dei canali ho.re.ca. che, nel corso del 2020, ha inflitto colpi durissimi al comparto del vino, intimamente legato alle occasioni di incontro e di scambio. 

Confrontando i risultati del 2020 rispetto a quelli dell’anno precedente, l’imbottigliato cresce dello 0,4%, mentre restano pressoché invariati i numeri della vendemmia con un potenziale di 536.393 ettolitri di vino prodotti. Se il primo dato dipende dal mercato e dalle sue richieste (entrambi di buona tenuta, come dimostra la corrispondente decrescita delle giacenze), la seconda si conferma stabile anche in relazione alle condizioni climatiche del periodo antecedente alla vendemmia stessa.

Emerge l’imbottigliato della Barbera d’Asti Superiore, con un incremento del 2,1% e un aumento di 1 milione di bottiglie in cinque anni, segno di un prodotto sempre più apprezzato. Vino longevo e di valore, registra quote importanti negli Stati Uniti e in Nord Europa, dove i prodotti affinati continuano a riscuotere grande interesse. Bene il Nizza (+ 4%) e il Ruché di Castagnole Monferrato, che si attesta ancora sul milione di bottiglie. Altri dati confermano il momento felice della regione: la Barbera d’Asti Docg supera, ancora una volta, le 20 milioni di bottiglie, cresce di oltre il 10% il Terre Alfieri, denominazione che ha acquisito la Docg nel 2020 e che si declina in Terre Alfieri Arneis e Terre Alfieri Nebbiolo, la quota export è circa il 50% della produzione complessiva, che supera i 66 milioni di bottiglie. Infine, da una ricerca elaborata dalla Fondazione Qualivita si registra come, negli ultimi dieci anni, il valore della Barbera d’Asti sia aumentato del del 44%.

Filippo Mobrici non nasconde la propria soddisfazione: “Questo risultato, reso ancora più significativo dalla situazione generale in cui ci troviamo, non è assolutamente dovuto alla fortuna, ma è il frutto di un percorso avviato negli ultimi anni che ha portato sia le aziende consolidate sia i produttori più giovani a capire e a valorizzare il nostro vino ma soprattutto il nostro territorio”.

Il Consorzio tutela 13 denominazioni, 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruché di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte).

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