Lo chiamano “l’altro Champagne”, per via della sua forte personalità e della marcata diversità rispetto agli Champagne della Vallée de la Marne, della Côte des Blancs e della Montagne de Reims, ossia delle zone ove si producono le etichette più blasonate e dove hanno sede le più grandi Maison.
Si tratta dello Champagne prodotto da uve coltivate sui ripidi pendii della Côte de Bar, nel distretto dell’Aube, oltre 120 chilometri a sud est di Epernay, capitale riconosciuta della Champagne. Parte integrante dell’appellation Champagne, la Côte de Bar raggiunge quasi ottomila ettari terreno vitato su un terroir caratterizzato da suoli di marne e calcare e clima temperato, oceanico, semi-continentale, nel quale l’esposizione al sole è limitata. Qui, il Pinot Noir la fa da padrone (circa 85%), lasciando piccole quantità agli altri due vitigni utilizzati per lo Champagne, ossia Chardonnay (9%) e Pinot Meunier (6%). Tra le cantine dell’Aube, si trovano Champagne che sono vere e proprie perle e che offrono sensazioni gustative sorprendentemente originali.
Tra queste, Comte de Montaigne è una delle più antiche: anzi, si dice che sia stato proprio il fondatore a portare nella regione, di ritorno dalle crociate, le prime barbatelle delle uve da cui si ottiene lo Champagne e che proprio su questi clivi sia iniziata la produzione del nobile vino. E la vendemmia 2020, nonostante le grandi difficoltà incontrate sta dando risultati assolutamente positivi: “Quella di quest’anno, ha commentato Stéphane Revol, Ceo della Maison, è una grande annata: nonostante le esigenze organizzative imposte dal momento storico che stiamo vivendo; per rispettare il vincolo di produzione di ottomila chili, a fronte di un potenziale di rendimento dei nostri vigneti che di norma raggiunge i diecimila chili, abbiamo selezionato solo le migliori uve, raggiungendo un livello qualitativo altissimo, con un Pinot Nero davvero eccezionale”.