Senz’altro, in Italia, ci sono sempre stati grandi cuochi e grandi ristoranti. Ma, a uno chef come Gualtiero Marchesi va riconosciuto un ruolo particolare. Unico. La storia dell’alta ristorazione nel nostro paese, infatti, si divide in ciò che è stato prima di lui e in ciò che è accaduto (e accade) dopo. La sua figura, la sua affermazione, il suo insegnamento e il suo esempio sono un vero e proprio spartiacque per la vicenda della gastronomia italiana.
È stato grazie a lui che, sul finire del secolo scorso, l’alta ristorazione è diventata (insieme alla moda, al design, ai vini), uno dei settori di punta dell’economia italiana, un motivo in più per indurre il turismo internazionale a venire a visitare l’Italia, un elemento determinante per impreziosire la nostra immagine all’estero.
Di lui si apprezzava il mix irripetibile tra una dotta cura della tradizione (spesso vero e proprio recupero di tradizioni dimenticate) e la capacità di innovare, e spesso di stupire. Tra la valorizzazione delle radici nazionali e l’apertura agli stimoli provenienti dalle cucine di paesi stranieri. Tra la grande passione per il suo mestiere di cuoco e uno spiccato istinto imprenditoriale.
I grandi chef che oggi si affermano in Italia e all’estero, raggiungendo vette di popolarità, non avrebbero avuto le stesse opportunità se Gualtiero Marchesi non avesse portato per primo, in Italia, un nuovo modo di essere chef. Sia per chi ne ha seguito il cammino, sia per chi consapevolmente se n’è allontanato, in un modo o nell’altro, Marchesi è stato quindi un punto di riferimento imprescindibile. Il Maestro.