Nelle ore finali del mercato, ritenuto il più grande del mondo per il pesce, sugli affascinanti vicoli di ciottoli, distesi su 57 acri, sabato sera si sono riversati in acqua insanguinata, mozziconi di sigaretta e frammenti di ossa e budella. L’atmosfera era tutt’altro che quella di un giorno regolare di mercato. La maggior parte dei più di 800 imprenditori al Tsukiji, i quali vendono oltre 480 varietà di pescato e 270 tipologie tra frutta e verdura, si devono spostare a un nuovo indirizzo, in un enorme fabbricato da 4.6 miliardi di euro, con aria condizionata. Aperto nel 1935, Tsukiji aveva sostituito un mercato del pesce nel distretto Nihonbashi di Tokyo, distrutto dal terremoto del 1923.
Poco distante dal centro dello scintillante quartiere commerciale Ginza, il mercato è cresciuto fino a diventare una delle attrazioni turistiche più popolari della città, con i visitatori in fila per ore per vedere l’asta del tonno ogni mattina prima delle 6. I grossisti vendono in media 1.540 tonnellate di pescato al giorno e altre 985 tonnellate di verdura e frutta.
In parte a causa delle preoccupazioni per l’azione del tempo e il deterioramento delle infrastrutture, il governo metropolitano di Tokyo ha iniziato le discussioni quasi due decenni fa per spostare gli imprenditori a Toyosu, a circa due chilometri e mezzo di distanza, su un’isola nella baia di Tokyo che ospitava una vecchia fabbrica di gas. Dopo anni di ritardi nella costruzione, un trasloco era stato previsto per il 2016. Poco dopo esser stata eletta governatore di Tokyo, Yuriko Koike ha rinviato lo spostamento quando è emerso che i contaminanti nelle acque sotterranee del nuovo sito superavano di gran lunga i limiti ambientali. Durante l’estate, la nuova area è stata dichiarata sicura e il trasloco è stato programmato per ottobre.
Nei giorni prima della chiusura di Tsukiji, non sono mancate le polemiche. Tra i proprietari dei negozi la motivazione principale è la poca fiducia nel governo, accusato di aver soppresso di continuo le prove di contaminazione e la maggior parte degli imprenditori è riluttante a muoversi. Il mercato all’ingrosso di Tsukiji sarà però raso al suolo nei prossimi mesi e la città prevede di costruire un hub di transito per gli autobus da utilizzare durante le Olimpiadi di Tokyo nel 2020. Una sezione di vendita al dettaglio con ristoranti e negozi di sushi, rimarrà aperta ai turisti ma Tokyo perde per sempre uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di storia dell’intera città.
In oltre due anni di lavoro, il fotografo Nicola Tanzini ha realizzato un reportage sul mercato ittico di Tsukiji colto nel momento di dismissione delle attività che precedono la chiusura, quando tutto finalmente si ferma e gli operatori possono sospendere l’attività lavorativa, già in corso dalle ore che precedono l’alba.
In particolare nell’area interna di Tsujiki, il suo vero cuore pulsante, nel momento in cui si sta spopolando, i venditori di pesce sono ripresi nella fase di scarico, sia fisico che mentale, dopo oltre dieci ore lavorative, caratterizzate da rumore assordante, dal continuo passaggio di mezzi meccanici, di migliaia di persone, tra clientela ordinaria e addetti ai lavori.
La preparazione frettolosa dell’ultima merce, la pulizia dei ferri del mestiere, lo spuntino consumato in solitudine, la stanchezza che prende il sopravvento e trasforma un carrello in un giaciglio, le sigarette, lo scambio di battute, la riappropriazione del cellulare per connettersi nuovamente col mondo esterno, rappresentano quei piccoli riti prima di ricominciare la seconda parte della giornata al Tsujiki.
Un racconto per immagini che documenta la vita che scorreva negli ambienti di uno dei luoghi tra i più iconici della capitale nipponica che ha visto accrescere la propria fama, al punto da diventare una delle attrattive maggiormente visitate dal turismo internazionale e che ora rischia di perdere per sempre la sua identità.
Il reportage di Nicola Tanzini è in questi giorni protagonista della mostra TOKYO TSUKIJI, in corso fino al 4 novembre 2018 alla Leica Galerie di Milano.