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Ora è ufficiale: nel nostro intestino c’è anche la plastica

Adesso possiamo aggiungere un altro deposito di microplastica alla lista: l’intestino umano. Gli scienziati hanno dimostrato per la prima volta che gli esseri umani stanno ingerendo microscopiche particelle di plastica nel loro cibo. In ogni campione analizzato sono state trovate minuscole particelle di nove diversi tipi.
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Nei prossimi 60 secondi, la gente di tutto il mondo acquisterà un milione di bottiglie di plastica e due milioni di sacchetti di plastica. Entro la fine dell’anno, produrremo abbastanza pluriball per circondare l’equatore 10 volte.

Anche se ci vorranno più di 1.000 anni perché la maggior parte di questi oggetti si degradino, molti si divideranno presto in piccoli frammenti noti come microplastica, trilioni dei quali sono stati già individuati in oceani, pesci, acqua del rubinetto e persino sale da tavola.

Ora, possiamo aggiungere un altro deposito di microplastica alla lista: l’intestino umano.

Gli scienziati hanno dimostrato per la prima volta che gli esseri umani stanno ingerendo microscopiche particelle di plastica nel loro cibo. In ogni campione analizzato sono state trovate minuscole particelle di nove diversi tipi di plastica, con persone provenienti dal Regno Unito e da altri sette paesi che hanno partecipato allo studio. Secondo gli esperti, la plastica nell’intestino potrebbe sopprimere il sistema immunitario e aiutare la trasmissione di tossine e insetti o virus dannosi.

Ciò conferma i timori sollevati da molti esperti da anni, con il sempre crescente aumentato della possibilità che le microplastiche consumate dai frutti di mare e dal pesce finiscano nella catena alimentare. Le particelle scoperte nei campioni erano larghe tra i 50 e i 500 micrometri – e i tipi più comuni di plastica coinvolti erano il polipropilene (PP) e il polietilene tereftalato (PET).

Di particolare preoccupazione è capire cosa questo significa per noi, e specialmente per i pazienti con malattie gastrointestinali”, ha dichiarato Philipp Schwabl, ricercatore capo dell’Università di medicina di Vienna in Austria. “Mentre le più alte concentrazioni di plastica negli studi sugli animali sono state trovate nell’intestino, le più piccole particelle microplastiche sono in grado di entrare nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e possono anche raggiungere il fegato. [..] Ora che abbiamo le prime prove di microplastica nell’uomo, abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per capire cosa significa questo per la salute umana”.

La ricerca non ha determinato la provenienza di ciascuna delle particelle di plastica. Un diario alimentare tenuto da tutti i partecipanti ha mostrato che tutti consumavano cibi e bevande avvolti in plastica. Nessuno era vegetariano e sei hanno mangiato pesce di mare. Studi precedenti hanno trovato quantità significative di plastica in tonno, aragoste e gamberi. Si stima che il 5% di tutta la plastica prodotta finisce negli oceani del mondo, dove si decompone gradualmente e viene mangiata e assorbita dalla vita marina. Allo stesso tempo, i ricercatori temono che la plastica possa provenire anche dalla confezione in cui è contenuto il cibo, o dalle tecniche utilizzate per lavorarlo o produrlo.

Non tutti gli esperti sono preoccupati, come il professor Alistair Boxall, esperto ambientale dell’Università di York, che dice: “Non sono affatto sorpreso o particolarmente preoccupato da questi risultati. Le microplastiche sono state trovate nell’acqua del rubinetto, nell’acqua in bottiglia, nel tessuto di pesci e molluschi e persino nella birra”.

“Saremo anche esposti alle particelle di polvere domestica, agli imballaggi alimentari e all’uso di bottiglie di plastica. È quindi inevitabile che almeno alcune di queste cose penetrino nei nostri polmoni e nel sistema digestivo” – continua il professor Boxall.

Il Parlamento europeo, in Ottobre, ha appoggiato in grande maggioranza un ampio divieto sulle plastiche monouso per contrastare l’inquinamento dei mari, dei campi e dei corsi d’acqua. Il divieto riguarderebbe una serie di prodotti per i quali sono disponibili alternative valide – dalle cannucce di plastica agli auricolari. A partire dal 2021 le bottiglie di plastica dovranno essere riciclate al 90% entro il 2025. Il piano prevede anche interventi sulle le reti da pesca, che sono ormai una delle principali sostanze inquinanti nel Mediterraneo e nell’oceano Atlantico e che dovranno essere prodotte in modo diverso.

Il Parlamento europeo ha sostenuto le proposte con una maggioranza di 571-53. Con il voto, il Parlamento, la Commissione europea e gli Stati membri avvieranno nelle prossime settimane negoziati per rendere la legislazione vincolante.

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