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La sfida di Trump all’Italia?

Non siete preoccupati della scelta del presidente Donald Trump di aumentare i dazi – il 25% in più – sui prodotti agroalimentari che dall’Europa vengono esportati negli Stati Uniti?
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Non siete preoccupati della scelta del presidente Donald Trump di aumentare i dazi – il 25% in più – sui prodotti agroalimentari che dall’Europa vengono esportati negli Stati Uniti? Risposta di un importante produttore di Franciacorta che conosce molto bene i mercati esteri: “fino a quando non c’è niente di scritto, mi astengo dal parlarne”. Probabilmente ha ragione questo imprenditore franciacortino visto che sono annunci che, probabilmente, si dovrebbero trasformare in decisioni definitive il 18 ottobre. Intanto, si apprende che l’amministrazione Trump auspica di trattare con l’Unione Europea e un primo incontro ufficiale (la diplomazia parallela è già in attività da qualche giorno) sarebbe previsto il 14 ottobre. Si potrebbe dire che Trump ne spara una dietro l’altra, poi fa marcia indietro, successivamente (come i bambini che si fanno i dispetti) comincia a distinguere tu si, tu no. Tant’è che dai nuovi dazi Usa, sarebbero fuori dalla lista dei prodotti italiani da tassare, vino, olio d’oliva, pasta, qualche formaggio come la mozzarella di bufala, i biscotti, due glorie nazionali come il prosciutto sia di Parma sia il San Daniele. Penalizzati, invece, Parmigiano Reggiano e Grana Padano (ha fatto bene Alice Martinelli de Le Iene a consegnare – sia pure con grande disappunto del premier Conte (ah, quanto ci manca Andreotti in queste situazioni!) confermandosi uomo di poco spirito – una confezione di Parmigiano al Segretario di stato americano Mike Pompeo, oltretutto di famiglia originaria della cittadina abruzzese di Pacentro, per fargli sentire i profumi di un prodotto davvero unico e che potrebbe sparire dalla tavola di molti americani per il costo eccessivo), il pecorino e il provolone, il prosciutto cotto e, secondo una scheda pubblicata dal Corriere della Sera, anche Campari potrebbe essere penalizzato per quel 25% di tassa in più che farebbe schizzare i prezzi dei liquori tipicamente italiani, dimezzandone le vendite.

Questo distinguo di Trump – campione della politica dell’annuncio che da qualche anno a questa parte ha cominciato a trionfare anche nel nostro Paese, con risultati nefasti – ha convinto qualcuno a parlare di sollievo per l’Italia. Per il Corriere della Sera parlare di sollievo è fuori luogo, visto che i dazi colpiranno 460 milioni di dollari di export agroalimentare del nostro Paese verso gli Stati Uniti. Mentre le perdite previste sull’export europeo verso gli Usa sarebbe dell’ordine di 7,5 miliardi di dollari, secondo i calcoli di WTO (World Trade Organization) organismo a cui aderiscono 157 paesi che controllano il 97% del commercio mondiale.

Che fare, allora? Aspettare o anticipare gli eventi? Non c’è una risposta unanime sulla strada da intraprendere, anche perché la politica dell’annuncio – lo stiamo vivendo noi con i vari Renzi e Salvini, Di Maio e Toninelli, Fioramonte e Berlusconi – potrebbe sfociare in una trattativa tra Usa e Ue, dopo che Trump avrà sbandierato una vittoria solo d’immagine a consumo dei suoi sostenitori. Anche perché l’attuale dichiarazione di guerra, ovviamente economica, di Trump all’Unione Europea, è una contromisura per gli aiuti concessi da Bruxelles al consorzio che costruisce l’Airbus. A breve, però, il presidente Usa dovrà erogare sussidi alla Boeing. L’Unione Europea starà alla finestra? Sicuramente no, visto che, come ha evidenziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Milano, prima all’assemblea di Confindustria e poi al forum dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), è il principale blocco commerciale al mondo e, quindi, deve saper perseguire partnership positive, equilibrate, mutualmente vantaggiose per continuare ad essere una grande realtà economica.

E, quindi, attenzione a scatenare guerre, parliamo di quelle economiche, che cancellano lavoro e speranze, portano disordine sociale e povertà.

Soluzione? Niente azioni muscolose ma solo iniziative razionali e da veri statisti. Che, però, non se ne vedono in giro tranne, forse, una signora dalle parti di Berlino.